"Il palazzo [Martinengo] è giunto sino a noi, ma assai trasformato dopo le numerose inondazioni del Mallero nel secolo XVIII e specialmente dopo quella del 1834. Forse dopo questa assunse l'aspetto attuale, se non già dopo i radicali restauri tra il 1757 e il 1773..."
(Giorgetta 1978, p. 52, nota)
"Il torrente Mallero, in fase di piena, è caratterizzato da un elevato grado di trasporto solido, per lo più dovuto agli apporti degli affluenti, causati da notevoli e numerosi fenomeni di instabilità che si registrano nei versanti della Valmalenco; nel solo tratto relativo all’abitato di Sondrio è stato valutato un volume di materiale depositato in alveo durante il solo evento del luglio 87 pari a 220000 m3.
La città di Sondrio sorge sul conoide di deiezione formato dalle alluvioni che il torrente Mallero ha depositato prima di gettarsi nel fiume Adda; per cui una tracimazione dei muri arginali da parte del torrente comporta inevitabilmente l’inondazione del centro abitato stesso."
(Meroni 2010-2011, pp. 44-45)
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1773
"Sullo zoccolo del palazzo trovasi una piccola lapide in latino ricordante che le fondamenta distrutte dall'innondazione del torrente nel 1773 furono subito rifatte."
(Saffratti 1895, pp. 22-23)
EX PROFL . TORRE :/ NTIS. DIR : TA FUND : US/ REPNE . FACTA . A° ./ 1773 M . M .
La lapide esiste tuttora, ma non è visibile dalla strada. Essa è citata da Giovanni Giorgetta (Giorgetta 1978, p. 52, nota).
1834
Pietro Martire Rusconi, Del singolare e terribile innondamento che desolò e minacciò la città di Sondrio in Valtellina il giorno 27 e la notte del 28 agosto e giorni successivi nell’anno 1834. Storica descrizione. Con Carta Topografica, Sondrio, co’ tipi di Giovanni Battista della Cagnoletta, 1835.
AS-SO, Fondo Romegialli, volume n. 64
"Spaventosa e rovinosissima fu l' irruzione del torrente Mallero in Sondrio il 27 Agosto 1834. Distrusse i ponti e quarantadue case, schiantò alberi e invase, con immensi danni , giardini e campi per larghissimo tratto. Mercè la munificenza del governo austriaco da tale improvviso e gravissimo disastro ne provennero insperati favorevoli effetti, che mediante la costruzione dei robusti argini quei luoghi convertiti in squallidi greti si videro ridotti a forme sicure e senza confronto migliori ..."
(Saffratti 1895, p. 24)
Alla terribile piena del 1834 è interamente dedicato il piccolo libro pubblicato, l'anno seguente, da Pietro Martire Rusconi, testimone oculare del disastro, di cui riportiamo alcuni passi.
Il testo è corredato da un "tipo", o mappa, che rende plasticamente evidente la devastazione apportata dalla piena del Mallero, segnalando “con linee interrotte” le “demolizioni” e con “punteggiatura […] la ghiaja trasportata dal fiume”.
Nel dettaglio che qui si riproduce si constata così che la ghiaia non invase lo spazio direttamente prospicente Palazzo Martinengo (protetto dall’antico muro e coltivato a giardino), coprendo invece l’ampio terreno diventato, nel frattempo, Piazza Nuova (così detta per distinguerla dalla Piazza Vecchia, l’attuale piazza Cavour); sul lato meridionale della piazza si profila il teatro, inaugurato nel 1824.
Nell’immagine non sono delineati i due piccoli canali a destra del palazzo (che erano visibili sulla mappa catastale del 1813-1815), mentre resta evidente la presenza di quello sul lato sinistro.
Il profilo del palazzo stesso appare leggermente modificato rispetto a quello che compariva nella mappa catastale di vent’anni prima; ulteriore importante novità è il “Ponte Nuovo” sul Mallero.
1927
"La Valtellina devastata da una violenta alluvione. Il crollo del Palazzo Provinciale", Il Popolo Valtellinese, 1 ottobre 1927.
“Verso le 22, con uno scroscio lacerante che gela il sangue nelle vene, cade un angolo del palazzo della Provincia. Poco dopo un’altra più vasta porzione del bellissimo fabbricato dirocca nel fiume con uno strepito rovinoso e lacerante. [...] le arginature del Mallero sono scomparse ...”
Un lungo articolo comparso il 1° ottobre del 1927 sulle prime due pagine del Popolo Valtellinese descrive drammaticamente la terribile alluvione che interessò sia la città di Sondrio, sia gran parte della provincia. Se il Palazzo Martinengo non ne fu direttamente colpito, le immediate vicinanze invece lo furono; in particolare, crollarono il "Ponte Nuovo", intere sezioni degli argini e parte del Palazzo della Deputazione Provinciale. Nell'articolo si mette ripetutamente in rilievo il rapido ed efficace intervento delle autorità e l'impegno di quanti si adoperarono per cercare di ridurre i danni, sia durante, sia dopo l'inondazione.