In questa sezione si mostrano alcune vedute della città di Sondrio, in cui si scorge il Palazzo Martinengo; è curioso notare come esso tuttavia non sia mai l'oggetto principale dell'immagine, forse anche a causa della sua posizione defilata.
Un muro separava il giardino del palazzo dalla piazza stessa; quando il giardino diventò pubblico, quel muro fu interrotto da una fila di colonne, che si vedono nelle cartoline pubblicate nel primo Novecento.* L'ingresso al palazzo si trovava in origine su quello che oggi ne è considerato il fianco destro, dalla contrada "dei Ferrari" poi nominata via "dei Molini"; tale via negli anni Cinquanta del Novecento sarebbe stata ampliata e fatta proseguire fino a piazza Garibaldi.
* Una di quelle colonne attualmente si trova all'angolo con piazza Garibaldi; altre due sorreggono il cancello posto all'ingresso del piccolo cortile sul fianco sinistro del palazzo.
1828. Sondrio in una veduta ottocentesca
Drawn by W. Brockedon - Engraved by W. Wallis
(immagine di pubblico dominio)
In questa bella incisione ottocentesca, tratta da un disegno del pittore britannico William Brockedon (1787-1854) e inclusa nel volume Little Saint Bernard, the mont Genevre, the mont Cenis, the mont Saint Gothard, the Great Saint Bernard, and the monte Stelvio (pubblicato a Londra nel 1828) è raffigurato il vasto spiazzo che diverrà, in seguito, la "Piazza Nuova o Vittorio Emanuele" e quindi piazza Garibaldi.
Il Palazzo Martinengo si intravvede appena dietro al basso muro - interrotto da un cancello - che a quei tempi ancora separava appunto la futura piazza (dove ancora pascolavano indisturbate le vacche e solo transitavano carretti) dalle contrade "dei Ferrari".
A sinistra si scorge il ponte sul Mallero che sarebbe stato spazzato via dalla piena del 1834.
Le cartoline del primo Novecento
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Queste cartoline postali furono spedite rispettivamente nel 1901 e 1904. Si tratta di stampe tipografriche ricavate da originali fotografici di autore ignoto, realizzati probabilmente pochi anni prima.
Le due cartoline appartengono all'archivio privato del sig. Benvenuto Gusmeroli, che si ringrazia per la gentile concessione.